DIO SI MANIFESTA A NOI CON TENEREZZA!

Quanti significati e quante tradizioni ruotano ormai attorno il tempo di Natale. Per qualcuno è un tempo di serenità e di festa nella propria famiglia o coi propri amici; per qualcun altro è un tempo pieno di stress, di affanno e di lavoro ininterrotto a causa del marketing; per altri ancora è il tempo più bello dell’anno perchè c’è aria di gioia e di felicità che contagia un po’ tutti… per noi cristiani invece potrebbe essere un rito tradizionale, un precetto da rispettare di un evento storico del memoriale della nascita di Cristo. Ma come è stato vissuto questo tempo agli inizi della Chiesa? Sappiamo che il centro della vita cristiana che ha unito gli Apostoli e i primi discepoli è stata la Risurrezione di Cristo e l’esperienza di Pentecoste. Quando poi è sorta la necessità di ricordare la nascita di Gesù? Perchè è stato così importante fissare un tempo e un giorno dove celebrare il suo “compleanno”?

Il termine italiano “Natale” deriva dal latino “Natāle” per ellissi di diem natālem Christi (“giorno di nascita di Cristo”), a sua volta dal latino natālis, derivato da nātus (“nato”), participio perfetto del verbo nāsci (“nascere”).

Le origini storiche di questa festa sono state spiegate con varie ipotesi, ma di certo l’ufficializzazione della data del 25 dicembre avvenne nel IV sec. d. C., con la “cristianizzazione” della festa pagana Natalis Solis Invicti, celebrata nell’Impero Romano. Dal culto del Dio-Sole, divenuto la principale divinità celebrata dai Romani, fu scelto il 25 dicembre come data della nascita di Gesù Cristo, l’unico e vero sole, indicato nel Libro di Malachia come nuovo “sole di Giustizia” (cfr. Malachia 3,20).
La nascita di Gesù è divenuta così importante nella vita della chiesa e dell’impero ormai cristianizzato da divenire il riferimento fondamentale del nostro sistema cronologico di datazione. L’incarnazione del Verbo di Dio ha cambiato la vita del mondo e ha lasciato un segno nella storia universale dell’uomo.
Ma se ci mettiamo di fronte alla scena della notte di Natale, in compagnia dei pastori di cui narra l’evangelista Luca e dei Magi di cui parla invece Matteo, assistiamo ad un miracolo che molto spesso ci sfugge ai nostri occhi: il Dio creatore e onnipotente, che ha fatto cielo e terra e tutto quanto esiste, è venuto a noi nella forma meno aspettata e meno pensata dall’umanità: come un bambino!

Il popolo di Israele, che aveva sperimentato nei secoli la mano forte e potente di Dio, la sua presenza che richiamava sempre alla conversione dell’uomo, e aveva timore persino di pronunciare il suo nome (JHWH) perchè sacro e trascendente, si trovò di fronte ad una scena totalmente inaspettata: un bambino!

Non è una favola e non si tratta di un racconto per bambini per intrattenere la curiosità natalizia o per far respirare un’aria “magica” e incantevole di questo tempo speciale del Natale: Dio è venuto a noi facendosi carne (Gv 1) e ha scelto la via più semplice e naturale per manifestarsi al mondo: nascere da una donna.
Spesso durante la notte di Natale la nostra attenzione va al luogo umile dove è nato Gesù con la “sacra” famiglia, ma è giusto riflettere invece sul perché Dio abbia scelto questa via semplice e non invece una sua manifestazione “soprannaturale”, facendosi vedere immediatamente da uomo già adulto, forte, potente, pieno di autorità e “dominatore” di tutti i suoi nemici e dei nemici di Israele.
La via di Dio è stata una strada semplice, non appariscente, non sensazionale, non sconvolgente: Dio è venuto a noi con profonda tenerezza, come un bambino, un bimbo appena nato.
Perchè questo fatto non ci scorprende più? Perché non sconvolge e non cambia la nostra vita sapere che Dio è venuto a salvarmi e a visitarmi in un modo dolce, delicato e tenero?
È proprio così, carissimi, il nostro Dio è un Dio ricco di amore e di tenerezza, pieno di compassione per ciascuno di noi, misericordioso.

Voglio augurarvi di sperimentare in questo Natale le caratteristiche di questo bambino, che è il nostro Dio venuto in cerca di noi: la sua semplicità, la sua fragilità, il suo silenzio di fronte al nostro male, la sua impotenza di fronte alle nostre scelte, la sua disponibilità ad essere accolto tra le nostre braccia, così come siamo. Dio non è cattivo e non è un giudice venuto per condannarci: Gesù bambino è il segno concreto che Dio ti ama!

Buon Natale!

p. Luca e i fratelli e sorelle consacrati della Koinonia a Strona (BI)